DIETA, EQUILIBRIO IDRICO-NUTRIZIONALE
Ippocrate per primo immaginò che il corpo vive e sta bene grazie ad un equilibrio di fattori interni, che gestiscono la funzione dei vari organi, e che questo equilibrio interno poteva essere alterato da errori alimentari e dall’attività fisica praticata in eccesso o in difetto. Ippocrate disse: "Se fossimo in grado di fornire a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico, né in eccesso né in difetto, avremmo trovato la strada per la salute." Ma l’aforisma più noto di Ippocrate è quello che recita: “Fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”. Ippocrate, nel V secolo A.C. aveva già definito il cibo come uno strumento per curare le malattie, e per mantenere lo stato di salute. La PsicoNeuroImmunologia, secoli dopo, ha studiato e scoperto i meccanismi fisiologici che sono alla base del mantenimento di questo equilibrio interno, così come era stato ipotizzato da Ippocrate, e che identifichiamo con lo stato di salute.
Siamo abituati a pensare che il farmaco ha lo scopo di eliminare i sintomi specifici di una malattia. Se abbiamo mal di testa utilizziamo un antidolorifico ecc. Gli ultimi studi che, a livello internazionale, si interessano di fisiologia e di fisiopatologia, hanno chiaramente dimostrato che curare una malattia significa agire sui meccanismi che regolano le funzioni del corpo. Il cibo che introduciamo, il movimento che facciamo o non facciamo, lo stress psicologico che viviamo, agiscono direttamente sui meccanismi che gestiscono la funzionalità del corpo, cioè sull’origine della malattia. La gestione del cibo, del movimento e dello stress psicologico, in una parola “lo stile di vita”, agisce in maniera più importante sulla malattia rispetto ai farmaci, somministrati solo per eliminare i sintomi, ed il cibo si può considerare, senza timore di essere smentiti, il “farmaco più utilizzato al mondo”. Quando assumiamo i cibi pensiamo che non esistono regole, per cui possiamo mangiarli a qualsiasi orario, quante volte vogliamo, forse con l’unica attenzione di non eccedere troppo nella quantità. Invece è necessario che l’alimentazione, l’attività fisica e lo stress psico-sociali siano circadiani, cioè siano distribuiti in orari della giornata ben precisi, che siano capaci di indurre stimoli che risultino essere, per il corpo, un “Eustress”, cioè uno stress positivo, e che l’alimentazione sia priva di sostanze tossiche, e a PRAL-Negativo, cioè che contrasti l’acidosi del corpo. Inoltre è indispensabile un apporto di acqua che deve rappresentare almeno il 4% del peso ideale del corpo. Ne consegue che non esiste un protocollo nutrizionale che è valido per tutte le persone, né mai si dovrà ricorrere a protocolli ipocalorici, che bloccano i processi fisiologici del corpo, soprattutto quelli di difesa, esponendo ad un maggior rischio di contrarre malattie anche gravi. Questa personalizzazione precisa è oggi possibile grazie ad una corretta lettura degli esami ematochimici, e ad esami quali l’Impedenziometria e la Pletismografia Periferica, che consentono di valutare, con estrema precisione, lo stato strutturale e funzionale di ogni singolo paziente, in modo da poter costruire, per lui, un protocollo nutrizionale su misura, altamente terapeutico, che rappresenterà la strada maestra per raggiungere il Benessere.
